IntroduzioneDelle più di diecimila specie di rettili descritte, solo un numero relativamente piccolo (si parla comunque di centinaia), viene regolarmente allevato in cattività o meglio in “ambiente controllato”; questi rettili vengono allevati e riprodotti come animali famigliari, in collezioni ed allevamenti amatoriali, in allevamenti commerciali, in parchi zoologici e strutture a vario indirizzo (commerciale, conservazione etc.), in circhi, in strutture di ricerca.
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Metodi di allevamentoSi può dire sintetizzando, che l’allevamento degli animali da terrario viene praticato secondo due metodi, uno estrapolato dall’allevamento degli animali da laboratorio (LAM – Laboratory Animal Method o secondo la definizione di Philippe De Vosjoli , TEKLO (TEchnology of Keeping herps as Living Object)), che prevede l’utilizzo di strutture essenziali e rack, e quello naturalistico, in cui viene prestata particolare attenzione all’habitat e all’arricchimento ambientale, in quest’ultimo comprendiamo anche la gestione all’esterno.Attualmente c’è una tendenza di una parte della terraristica ad allontanarsi dalla gestione semplificata per orientarsi sempre più verso l’allevamento in ambiente arricchito fino ad arrivare a sistemi bioattivi in cui si cerca di riprodurre un ecosistema pur semplificato, sia in vivario che in strutture all’esterno. I vivari naturalistici sono in genere considerati più difficili da gestire rispetto a terrari in cui viene privilegiata la semplificazione gestionale soprattutto a fini igienici; in realtà ci sono evidenze che la gestione in sistemi arricchiti o bioattivi comporti notevoli vantaggi sia fisiologici che comportamentali e prevenga molti problemi legati alla gestione controllata. In sintesi, in un sistema bioattivo si punta a ricreare in un ambiente semi-chiuso quello che avviene in un ecosistema naturale, cioè le interazioni che avvengono tra biotopo e biocenosi; il biotopo è l’insieme degli elementi fisici mentre la biocenosi quello degli elementi viventi; tutti gli organismi contenuti nel vivario interagiranno fra loro e con gli elementi fisici creando una rete trofica e di interazioni, comprendente un ciclo di riutilizzo della materia organica come avviene in natura. Il processo principale che permette l’instaurarsi di questo equilibrio consiste nella degradazione della lettiera, cioè di tutto il materiale organico che si deposita sul suolo che verrà degradato e ridotto ad anidride carbonica e sostanze semplici che verranno utilizzate dalle piante rimettendo in circolo la materia (in particolare mediante il ciclo del carbonio e dell’azoto). La gestione degli animali da terrario allevati con metodi semplificati richiede una serie di operazioni routinarie e di attenzioni per garantire la salubrità dell’ambiente artificiale in cui vivono; i principali punti critici, sono l’eliminazione dei rifiuti organici, la gestione del substrato, la gestione dei parametri ambientali (luce, temperatura, umidità relativa), la gestione delle piante ecc. I rifiuti organici contengono sostanze potenzialmente tossiche che si accumulano (come i prodotti azotati e CO2) e batteri potenzialmente patogeni, questo obbliga a operazioni di pulizia e disinfezione più o meno frequenti e alla sostituzione periodica parziale o totale del substrato per ovviare a cattivi odori e problemi sanitari. La scelta del tipo di substrato e la sua gestione sono da sempre un argomento dibattuto in terraristica, per quanto riguarda il migliore e più sicuro materiale da usare, il pericolo di ingestione, lo sviluppo di muffe e pesti, la frequenza necessaria di sostituzione ecc. L’umidità ambientale se non è ben regolata può portare a disidratazione o a patologie favorite da un eccesso di umidità stagnante causate ad esempio da crescita eccessiva di batteri e miceti. Altri fattori critici comprendono la corretta illuminazione in senso qualitativo e quantitativo, la temperatura ambientale, la corretta ventilazione che influisce sulla ossigenazione, sulla distribuzione del calore, sull’eliminazione della CO2 (anidride carbonica) e della NH3 (ammoniaca) e sulla regolazione dell’umidità relativa. Per ovviare a queste problematiche vengono consigliate alcune tecniche ed accortezze come l’allevamento in setup essenziali, la sterilizzazione del substrato o l’utilizzo al suo posto di carta o altro materiale, l’utilizzazione di piante finte, la sostituzione periodica di arredi e substrato, la pulizia e disinfezione periodica della teca e così via; tutto questo sicuramente facilita la gestione ma non sempre garantisce il benessere fisico e comportamentale della specie allevata. Il mantenimento dei vertebrati (rettili e anfibi) in un sistema bioattivo sembra ottimizzare il funzionamento generale dell’organismo e permettere al sistema immunitario di essere più competente e flessibile. Gli animali allevati non si sono evoluti in ambiente sterile, è vero che probabilmente il loro sistema immunitario in condizioni di cattività non è così competente come lo è in natura, ma l’allevamento in strutture semplici per facilitare la gestione igienica non è indirizzato a favorire il potenziamento delle difese organiche ma solamente a tenere lontani i patogeni. Il sistema bioattivo permette inoltre una migliore regolazione dei parametri essenziali quali umidità, temperatura e illuminazione. Agendo sulla umidità ambientale e sulla distribuzione dello spettro elettromagnetico, permette lo svilupparsi di un corretto equilibrio tra i microorganismi dell’organismo e dell’ambiente e un controllo di quelli potenzialmente patogeni ed un migliore funzionamento di tutto l’organismo, in particolare permette all’animale di meglio termoregolare e di controllare meglio le perdite idriche (idroregolazione), per fare un esempio banale, è molto difficile che un rettile che vive in un sistema bioattivo ben gestito, sviluppi disecdisi o si disidrati. A seconda della biocenosi utilizzata, favorisce la degradazione del materiale biologico prodotto fino alla processazione microscopica ad opera di protozoi, batteri e funghi che permette la trasformazione di sostanze tossiche impedendone l’accumulo, inibisce la crescita eccessiva di microorganismi patogeni e produce nutrienti per le piante e gli animali; questo tipo di gestione infatti, fornisce anche agli animali una serie di nutrienti in modo naturale che alle volte è difficile fornire o che vengono sottovalutati nella gestione alimentare classica. Infine, ma non ultimo in termini di importanza, un ambiente arricchito favorisce il movimento ed il comportamento naturale che si traduce in indubbi vantaggi psicofisici, nel mantenimento di un buon tono muscolare, in una minore predisposizione all’obesità e a migliori performance riproduttive. Per rendersi conto in modo intuitivo quanto vantaggioso può essere questo tipo di gestione, basti pensare a quanto è evidente il miglioramento della salute e del comportamento naturale che si osserva nei rettili allevati all’esterno piuttosto che in terrario all’interno. Link a Sistemi Bioattivi (in preparazione) |
Luce e caloreIl primo insieme di parametri ambientali da considerare nell’allevamento dei rettili in ambiente controllato è quello originato in natura dall’irradiazione elettromagnetica solare che arriva sulla superficie terrestre (spettro terrestre), in sintesi luce e calore.Sicuramente, considerato che i rettili allevati sono animali ectotermici, il più importante fattore ambientale da considerare per la loro gestione in cattività è la temperatura; di questo fattore vanno considerati le diverse d’onda della radiazione infrarossa e il loro diverso effetto e assorbimento, le modalità di assorbimento, l’adattabilità alle variazioni di temperatura (stenotermia ed eutermia), i meccanismi termoregolatori fisiologici e comportamentali, gli intervalli di temperatura specifici, i gradienti termici, le variazioni circadiane e stagionali, il posizionamento ed il tipo di sistemi di riscaldamento e la misurazione della temperatura. Anche le altre lunghezze d’onda dello spettro elettromagnetico terrestre, la cosiddetta luce visibile e non visibile, hanno un’estrema importanza nell’allevamento dei rettili sia per quanto riguarda la quantità, quindi il fotoperiodo e l’intensità luminosa che la qualità; in base appunto alla lunghezza d’onda ed all’effetto biologico distinguiamo le radiazioni ultraviolette A e B (UV-A e UV-B), la luce visibile e la radiazione fotosinteticamente attiva. In natura tutte le lunghezze d’onda dello spettro terrestre formano gradienti, in un vivario dobbiamo creare gradienti di tutte le componenti della “luce solare artificiale” (visibile-UV-IR) appropriati alla specie ospitata. Gli animali devono sempre avere la possibilità di scegliere a che intensità di esposizione stare a seconda dei fabbisogni; questo obiettivo si ottiene con la scelta dei sistemi di lluminazione e temperature adatti ed il corretto posizionamento degli elementi del biotopo e delle piante. Le temperature all’interno dei terrari devono sempre essere controllate con strumenti adatti quali termometri e termostati e la qualità e intensità della luce può essere controllata mediante fotometri. Link a Luce e temperature nell’allevamento di rettili e anfibi (in preparazione) |
Acqua e umidità ambientaleL’acqua è un elemento essenziale alla vita ed un importantissimo fattore ambientale; la regolazione degli input ed output idrici varia considerevolmente nelle varie specie e dell’habitat in cui vivono; bisognerà tenere conto di come viene fornita l’acqua, dell’umidità ambientale generale e di microhabitat e dell’acqua di stabulazione per gli animali acquatici e palustri.In linea generale i rettili terrestri sono uricotelici, eliminano prevalentemente acido urico, praticamente insolubile, per conservare l’acqua a livello di tubuli renali; quelli acquatici possono eliminare urea ed in alcuni casi ammoniaca come scorie azotate perché possono permettersi di diluirli in acqua; molti rettili sono in grado di eliminare varie combinazioni di scorie azotate a seconda della specie e di fattori ambientali. Tutti i rettili subiscono minime ma continue perdite idriche attraverso la pelle e la respirazione; tali perdite possono essere controllate mediante l’utilizzo di microhabitat ad umidità maggiore rispetto all’habitat generale, questo comportamento prende il nome di idroregolazione. La possibilità di utilizzare questi microhabitat (rifugi umidi, gradienti di umidità verticali ed orizzontali nel substrato, oasi di umidità ecc.), sembra abbia una notevole importanza per la salute a lungo termine e per la prevenzione di patologie degenerative renali cronica. I rettili acquatici e palustri eliminano le feci e le scorie azotate nell’acqua ed il loro accumulo comporta alti rischi sanitari. I cambi periodici totali dell’acqua di stabulazione possono essere praticabili solo in strutture estremamente semplici e di piccolo volume, ma in ogni caso non sono consigliabili perché non permettono un adeguato equilibrio del microbioma acquatico e sembra che paradossalmente possano essere potenziale causa di selezione di microorganismi patogeni. L’acqua di stabulazione dovrebbe sempre essere adeguatamente filtrata con filtri meccanico-biologici adeguati alla struttura ed al volume d’acqua e cambiata parzialmente ad intervalli regolari sifonando il fondo. A seconda del volume della raccolta d’acqua e dell’animale possono essere usati filtri ad immersione e a zainetto, in particolare per raccolte di volumi piccoli e moderati e filtri a canestro e sump per volumi maggiori. Se la raccolta d’acqua è poco profonda i filtri ad immersione devono essere quelli specifici per pescaggio in acqua bassa. La capacità filtrante deve essere sovrastimata rispetto a quella consigliata per un uguale volume d’acqua per acquari da pesci di due o tre volte. L’acqua deve comunque essere cambiata parzialmente possibilmente mediante sifonatura dal fondo indicativamente mensilmente da 70 a 90 % del volume o settimanalmente da 20 a 50 % del volume, sebbene i volumi da cambiare possano essere adeguati alla necessità ed ai valori dell’acqua, che variano molto a seconda della specie allevata e alla tipologia di allevamento; sicuramente la situazione è molto diversa se viene allevato un piccolo serpente o sauro semiacquatico o palustre in un paludario bioattivo, rispetto all’allevamento in paludario semplificato di una tartaruga di discrete dimensioni. Nelle strutture bioattive, in cui si cerca di favorire la crescita anche nell’acqua organismi in grado di processare la sostanza organica, gli ingressi dei sistemi di aspirazione dell’acqua dei filtri devono essere muniti di filtri adatti ad impedire l’aspirazione degli organismi (reti, spugne ecc). Molti rettili terrestri in vivario eliminano le feci nelle raccolte d’acqua a disposizione, come ciotole o contenitori più ampi; nel caso delle ciotole l’acqua va cambiata ogni volta che viene sporcata ed i contenitori vanno periodicamente disinfettati, nel caso vi siano raccolte d’acqua fisse, l’acqua deve essere filtrata e gestita come per i paludari ed acquari. |
Adattamento all’ambiente controllatoMolti animali possono in una certa misura adattarsi all’ambiente in cui vivono per aumentare le proprie possibilità di sopravvivenza, questa capacità adattativa è limitata all'interno di un intervallo adattativo che per ciascun animale è determinato dall’ecosistema in cui è evoluto; inoltre è condizionata dalla plasticità adattativa che può definirsi come la maggiore o minore facilità che la specie ha di adattarsi alle variazioni ambientali all’interno dell’intervallo adattativo.Gli animali mantenuti in cattività devono essere allevati in condizioni ambientali tali da rientrare nell’intervallo adattativo (luce, temperatura, umidità, densità di popolazione ecc); la plasticità adattativa di ciascun animale è in parte determinata dalle caratteristiche anatomo-fisiologiche ed in parte dalla cosiddetta intelligenza adattativa, cioè la capacità di modificare il comportamento per adattarsi all’ambiente. Un animale con buone capacità adattative introdotto in un vivario, dopo una fase iniziale in cui si nasconderà alla vista, comincerà ad esplorare l’ambiente a sua disposizione e modificherà il suo comportamento per adattarsi ad esso; se l’ambiente è monotono e privo di stimoli, le sue possibilità di azione saranno ovviamente limitate, se invece l’ambiente è vario e ricco di stimoli si adatterà e svilupperà le proprie capacità di variare il proprio comportamento ad un più ampio intervallo di condizioni. Un vivario naturalistico deve essere progettato in modo tale da simulare l’habitat naturale, ma può essere pensato anche per indurre l’animale a comportarsi in modo tale da essere maggiormente visibile e ad esplicare il più ampio possibile repertorio comportamentale, sempre considerando i limiti adattativi di ciascuna specie. In un terrario semplificato un animale non ha nessuna possibilità di scelta; se le modalità di allevamento, i parametri di allevamento ed il design del terrario sono corretti, in genere non ha difficoltà ad adattarsi all’ambiente, se però tali condizioni non sono corrette possono verificarsi effetti negativi sulla salute dell’animale; alcune specie hanno maggiore plasticità adattativa rispetto ad altre e riescono ad adattarsi anche a condizioni subottimali, altre invece sono meno tolleranti e gli errori gestionali possono avere conseguenze disastrose. In un sistema naturalistico ben progettato per la specie, i soggetti ospitati hanno diverse possibilità di sfruttare la propria intelligenza adattativa e questo è particolarmente importante per le specie meno plastiche. Data la natura secretiva di molte specie allevate, i soggetti allevati in un vivario naturalistico, potrebbero rimanere nascosti e rendersi poco o nulla visibili; sfruttando e tenendo conto dei limiti della capacità adattativa ed il design del vivario, il comportamento può essere modificato in modo che gli animali si rendano maggiormente visibili; per fare un esempio molte specie di serpenti sono in grado di sfruttare per la termoregolazione tutte le modalità di assorbimento del calore (convezione, conduzione e irraggiamento), se il calore viene fornito su un punto di basking in determinati orari, posizionato in modo strategico e con opportuni accorgimenti a seconda della specie, gli animali si adatteranno facilmente a sfruttare questa fonte di calore rendendosi visibili e esibendo un corretto comportamento circadiano di termoregolazione. Bisogna sempre però tenere attentamente conto dell’intervallo adattativo della singola specie e non pretendere che i soggetti vadano oltre a questo intervallo; per esempio non dovranno essere fatte modifiche tali che una specie lucifuga (come un notturno stretto od un fossorio) sia costretto ad andare sotto ad una lampada a luce intensa per termoregolarsi. In pratica quindi un animale può adattarsi in certa misura, variabile a seconda della specie, ad una serie di condizioni dell’habitat artificiale, ma chi li alleva deve adattare il vivario ai limiti adattativi della specie allevata, prestando attenzione al benessere animale, alla qualità di vita ed all’osservazione dei pattern comportamentali. |
ComportamentoCi sono sempre più evidenze scientifiche che le capacità cognitive dei rettili debbano essere ampiamente rivalutate, è quindi molto importante adottare tutte le pratiche atte a stimolare queste capacità e a permettere agli animali di estrinsecare al meglio il proprio repertorio comportamentale.La valutazione del comportamento dei rettili in ambiente controllato rappresenta inoltre, un importantissimo capitolo della loro gestione poiché questo è intimamente associato ed influenzato dalla loro fisiologia che a sua volta incide sul comportamento; va considerato in funzione dell’etogramma naturale, delle variazioni patologiche e di quelle adattative. Oltre ai comportamenti che riguardano i fattori ambientali come la termoregolazione, il fototropismo e l’idroregolazione bisogna tenere conto anche di quelli che coinvolgono i fattori biologici, compreso l’uomo. Le variazioni comportamentali possono dare importanti informazioni sulle criticità gestionali e sui potenziali problemi sanitari e possiamo inquadrarle a grandi linee, in tre categorie: ormonali/stagionali, acquisite e patologiche o para-fisiologiche o comunque di importanza medica.
Sono rappresentate dalle normali modifiche comportamentali che si ripresentano ogni anno associate ai cambiamenti stagionali e al comportamento riproduttivo. Esempi sono in molte specie l’anoressia nei maschi prima dell’accoppiamento e nelle femmine gestanti o l’anoressia pre-muta, la permanenza in rifugio spesso nella zona fredda accompagnata d diminuzione di appetite in rettili che risentono della necessità di brumare ecc.
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AlimentazioneOltre ai fattori ambientali, la corretta nutrizione svolge un ruolo essenziale per la salute generale ed il successo riproduttivo nei rettili; vitale è sia l’aspetto quantitativo che qualitativo, per quest’ultimo oltre alle proteine, grassi e carboidrati giocano un ruolo importantissimo anche le componenti indigeribili e i macro-oligo-microelementi come vitamine e minerali che spesso sono carenti nella dieta dei rettili in ambiente controllato. Il metodo di allevamento può avere un ruolo determinante anche sulla disponibilità di determinati elementi nutritivi, ad esempio la gestione in ambiente bioattivo (vivario bioattivo o mantenimento all’esterno) può fornire tutta una serie di integrazioni alimentari che il mantenimento in terrari semplificati non mette a disposizione. |
Medicina preventivaLe misure di medicina preventiva assumono un ruolo essenziale nell’allevamento dei rettili, soprattutto quando vengono allevati diversi esemplari della stessa specie o di specie diverse, ma anche quando vengono accuditi uno o pochi soggetti; in questo caso sono molto importanti la quarantena, le misure igieniche di base, le visite mediche di routine, i test preventivi (parassitologici e virologici). |